Un’analisi sull’andamento della squadra tricolore in trasferta in svezia. Di Vittorio Caneva.
I “tepori” svedesi si stanno lentamente spegnendo e dopo aver visto, letto e immaginato di tutto, mi sento di dire la mia, non da persona interessata in qualche modo ma da SEMPLICE SPETTATORE.
Per prima cosa colpevolizzare i piloti è sbagliato, certo MIO CUGGINO con la 106 sarebbe andato più forte e sentire critiche da chi la Svezia l’ha vista solo in cartolina o da chi il volante non l’ha mai visto o chi (peggio) critica tutto e tutti nel nome di una penna che ormai ha la sfera arrugginita solo per scagliarsi contro qualcuno mi fa venire il voltastomaco.
I piloti hanno fatto quello che potevano in quelle sciagurate condizioni, forse più concentrati a portare in fondo la macchina che non a guardare dove si debba andare, ma questo non è il problema principale, loro, forti o no che siano sono quelli che abbiamo sul mercato, vengono scelti con criteri piuttosto discutibili e seguiti con criteri ancora più discutibili, mandati a fare un campionato dove il 99% delle gare è per specialisti nordici che vivono a 150 km di media mentre noi quelle velocità le vediamo solo su Youtube o su WRC+ . Ritengo che il campionato sia TOTALMENTE inadatto ai nostri piloti abituati a trovare chicane e rotoballe appena si sfiorano i 90 km/h. Lo dico da anni e anni che appena si arriva in mezzo a quella realtà si viene travolti da un altro modo di correre, qui non centra se si va o no, l’unico italiano che si è distinto allo Svezia fu Gigi Galli e ricordo sempre mi disse (quando lo seguivo) “Al primo anno prendevo tre sec/km al secondo due, poi uno, poi mezzo e alla fine riesco a tenere il loro passo” Orbene come potete concepire che alla prima apparizione uno vada come chi ci vive e ci ha corso da sempre. Io stesso nel 87/88 ci sono capitato e nel 1987 dopo un Montecarlo (tutto innevato) dove feci segnare dei tempi paurosi arrivai in un innevatissimo Svezia a fare la figura del pirla e a faticare a prendere dei privati che correvano con la bicicletta del papà, non c’è da ridere ma l’umiliazione che subii quella volta la ricordo ancora. Figuriamoci andare in un trofeo dove ci si gioca il futuro e parliamoci chiaro tutti hanno esperienza in quei tipi di gara, arrivare con un bagaglio fatto dal Ciocco la Targa Florio o nel piazzale di Vallelunga (anni fa) è come portare un calciatore alla finale dell’ NBA e poi pretendere che vada a canestro…..
Punto successivo, la federazione. Le sue colpe sono quelle di selezionare i piloti solo dalla ristretta cerchia creata (ad hoc) nel CIR senza poter pensare come fanno gli altri che anche nei campionati minori ci può essere qualcuno degno di nota, gli aiuti vengono dati un po’ si un po’ no, nel senso che di spesato c’è poco se non i Tutor che vengono mandati dietro non si sa bene a cosa fare visti i risultati.
Ho fatto il TUTOR prima che fosse coniato questo nome (2001-2002-2003-2004-2005-2006-2007-2008) e prima che un miliardo di ex piloti si sognasse di fare ciò, devo dire che serve a poco rompere i coglioni ai piloti mentre corrono, inutile cercare di cambiare una gara durante la gara, la gara va preparata prima, dal momento dal via in poi non si cambia più nulla, l’unica cosa che realmente serviva era quella di fare le note prima e consegnarle ai piloti all’inizio delle ricognizioni, questo si serviva molto, ma mangiare panini al service serve davvero poco anche perchè ormai le scelte sono fatte tutte internamente al team senza interpellare nessuno…. anzi.
La federazione nonostante sappia benissimo di questi problemi continua a fornire adesivi per salvare una propria immagine ma che i piloti vadano o no non interessa a nessuno, tanto si sa benissimo che il turn over continuerà anche prossimamente, lasciando a casa chi quest’anno ha provato e matematicamente non è andato e promuovendo altri talenti da sacrificare, vedi Andolfi sulla R2 che sinceramente non avrei mai più messo.
In altre parole non sparate sui piloti perché fanno quello che son capaci di fare in queste situazioni, il resto è gestito Italian Style.