Come cercare di dare il giusto peso all’esperienza maturata.
Pensieri ed osservazioni a cura del Codriver Maurizio Barone.
10, 100, 1000 volte ci siamo sentiti porre questa domanda. La risposta come sempre è un numero che può essere ad una, due oppure tre cifre. Dipende da quanto tempo della nostra vita abbiamo dedicato a questa “droga” che sono i rally. E da quel numero contenuto nella tua risposta dipende il tuo valore, il valore della tue esperienza.
Tutto falso.
Nel mondo dei rally in senso generale, più specificatamente nella nicchia dei Codriver, l’esperienza è un fattore fondamentale. Usando una frase che disse Fabrizio Tabaton decenni fa: “il Codriver può farti perdere una gara”, vero, ma può anche e spesso fartela vincere, aggiungo io. E qui entra in campo la parola magica: esperienza.
Prendo in considerazione un classico abbinamento: “Pilota giovane – Codriver esperto” dove il veterano naviga ha il non facile compito di “dirigere” l’inesperto Driver con l’obiettivo di accorciarne la crescita che da un punto di vista economico significa risparmiare un bel po’ di soldini, e magari qualche scocca.
Ultimamente pseudo manager/coach/guru convincono le giovani reclute a essere “accompagnati” da altrettanti giovani Codriver per “crescere” assieme. Evidentemente dispongono di abbondanti budget da spalmare in anni di “crescita” nel lungo periodo…
Questo non vuol dire non lasciare spazio ai giovani. Anzi. Sono loro il nostro futuro. Deve essere piuttosto uno stimolo per i giovani Codrivers di domani a lavorare ancora di più, per far sì che con passione e capacità, possano colmare il prima possibile il gap dettato dall’esperienza altrui.
Ma quale e’ il metro di misura che ti conferisce il nome di “esperto”?
La prima e più spesso impiegata misura, nonché la più semplice, è fare riferimento al numero di gare che hai fatto. “Tizio e’ uno con esperienza da vendere. Ha fatto più di 100 gare. Invece Caio no, meno esperto, ne ha fatte solo 60″. La matematica non e’ una opinione. 100 vale molto di più di 60. Quindi, Tizio (100 gare) viene scelto al posto di Caio.
Tutto molto chiaro? Affatto! L‘esperienza relegata ai meri numeri non dà un valore reale dell’esperienza di un Copilota. Essa viene determinata principalmente da due fattori:
- da quanti km di prove speciali hai portato a termine (e non partenze)
- dal peso e dall’importanza delle gare fatte, specialmente lontano da casa
La domanda “quante gare ha fatto Tizio?” produce un numero che equivale a quante partenze ha effettuato e non a quanti km di prove speciali ha effettivamente portato a termine. La differenza tra i due numeri può essere davvero abissale! Questo si traduce in differente tempo trascorso in macchina (seat time), in chilometri percorsi, in momenti condivisi e superati con il proprio Pilota, in successi.
Altro fattore di grande peso è il valore delle gare svolte. Trovarsi a organizzare una trasferta all’estero, in un paese sconosciuto, dovendo interloquire con una differente federazione usando una lingua straniera, percorrendo molti chilometri di prove speciali a medie molto elevate, si traduce in un bagaglio esperienziale di assoluto valore, incomparabile con il correre 320 volte la gara di casa, appuntamento fisso per ogni equipaggio che non osa uscire dalla propria zona.
Pignolo?? No, corretto. Troppe scelte al limite del credibile vengono spesso fatte a discapito di Codrivers dalle polivalenti capacità, che corrono gare importanti, lunghe ed impegnative, a favore di “reclute” che ancora ne hanno di chilometri da macinare e si “vendono” per esperti.
Capacità generali, attitudine, conoscenze meccaniche, lingue parlate e semplice feeling personale sono gli altri fattori che ultimeranno la scelta del Copilota. Ma il valore dell’esperienza maturata, soprattutto quando manca, è un peso che si fa sentire.